Descrizione:
ll Gran Caffè Gambrinus è uno dei più riusciti esempi in Italia di caffè letterario di ispirazione europea. La sua storia inizia con l’Unità di Italia quando, nel 1860, al piano terra del palazzo della Foresteria, l’elegante edificio del 1816 che oggi ospita la sede della Prefettura, viene aperto il “Gran Caffè”.
Affacciato direttamente su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, il Caffè diventa in breve tempo il salotto del bel mondo cittadino. La fama dovuta all’opera dei migliori pasticceri, gelatai e baristi provenienti da tutta Europa procura subito al Caffè la benevolenza della famiglia reale e il riconoscimento per decreto di “Fornitore della Real Casa”, onorificenza tributata dai Borbone soltanto ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie.
Nel 1885 il Gran Caffè sembra essere sul punto di chiudere, ma Mariano Vacca, uomo avveduto e frequentatore di artisti e attori, prende in fitto i locali della Foresteria e ne affida la ristrutturazione all’architetto Antonio Curr. Il Caffè diventa così uno scrigno prezioso di opere d’arte: le sale vengono decorate con i marmi di Jenny e Fiore, gli stucchi del Bocchetta, i bassorilievi del Cepparulo e le tappezzerie del Porcelli; le pareti decorate dai più importanti paesaggisti napoletani. Il Caffè diventa una preziosa galleria d’arte nel cuore nobile di Napoli e viene valorizzata con l’ultima conquista della modernità, l’illuminazione elettrica.
Per festeggiare la rinascita, il Caffè viene ribattezzato “Gran Caffè Gambrinus”, in nome del leggendario re delle Fiandre inventore della birra. L’intenzione è quella di fondere nell’immaginario le due più famose bevande d’Europa: la birra, nordica, bionda e fredda, e il caffè, scuro, bollente, piacere tipicamente napoletano. Inaugurato ufficialmente il 3 novembre 1890, il Gran Caffè Gambrinus diventa da subito il cuore della vita mondana, culturale e letteraria della città: re, regine, politici, giornalisti, letterati e artisti di fama internazionale ne fanno il luogo dove incontrarsi, discutere e scrivere versi, come nella migliore tradizione europea del caffè letterario.
Nel 1938 il prefetto Marziale ne decide la chiusura perché considerato luogo di ritrovo antifascista. Fortunatamente interviene Il Banco di Napoli a rilevarne alcune per i propri uffici, evitando così che tante opere d’arte andassero distrutte. Agli inizi degli anni ’70 Michele Sergio dà inizio alla battaglia per recuperare i locali del Caffè che rinasce a nuovo splendore.
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