Descrizione:
La costruzione del Palazzo Reale fu affidata nel 1600 dal viceré Fernando Ruiz de Castro, conte di Lemos, all’architetto Domenico Fontana. Il palazzo fu residenza dei viceré (rappresentanti dei re di Spagna prima e degli imperatori asburgici poi) fino al 1734, anno in cui Carlo di Borbone divenne re di Napoli e ne fece la sua sede ufficiale. Il re avviò importanti lavori, ampliando il Palazzo lungo il fronte meridionale, creando un giardino pensile che guarda al Vesuvio, riorganizzando gli spazi interni, con particolare riguardo per gli appartamenti privati del re e della regina Maria di Sassonia. Vennero edificati due nuovi cortili e rinnovata la decorazione pittorica, con l’intervento di artisti quali Francesco Solimena, Francesco De Mura e Domenico Antonio Vaccaro.
Nel 1768, in occasione delle nozze di Ferdinando IV di Borbone – succeduto al padre Carlo sul trono di Napoli – con Maria Carolina d’Austria, fu inaugurato il Teatro di Corte, opera dell’architetto Ferdinando Fuga. Trent’anni prima, nel 1737, il capostipite della linea dei Borbone di Napoli aveva fondato, su un’area adiacente al Palazzo, il Teatro di San Carlo, il più antico teatro lirico del mondo.
Periodo napoleonico
Nel periodo napoleonico la Reggia fu abitata da Gioacchino Murat, succeduto nel 1808 a Giuseppe Bonaparte, a cui Napoleone aveva affidato il Regno di Napoli.
Sua moglie Carolina, sorella minore di Napoleone, arricchì il Palazzo con mobili e suppellettili francesi provenienti dal Palazzo del Quirinale, scelto come residenza dell’imperatore a Roma.
Regno delle Due Sicilie
Ferdinando di Borbone rientrò a Napoli nel 1816, al termine del decennio napoleonico, con il nuovo titolo di re delle Due Sicilie.
Il regno di Ferdinando I fu uno dei più lunghi della storia: durò oltre 65 anni, compresa la reggenza, durante i quali trasferì nell’area di Palazzo Reale la fabbrica di porcellane (1772) e la manifattura degli arazzi (1778).
L’aspetto attuale della Reggia si deve ai radicali interventi diretti dall’architetto Gaetano Genovese dopo l’incendio del 1837, negli anni in cui regnò Ferdinando II. In quel periodo l’edificio raggiunse l’estensione attuale, fu demolito il preesistente palazzo vicereale (che insisteva sull’area dell’attuale piazza Trieste e Trento), lo Scalone d’Onore e l’Appartamento “di Etichetta” vennero rinnovati secondo lo stile neoclassico e gli appartamenti privati furono trasferiti al secondo piano.
Periodo sabaudo
Con l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia (1860) il palazzo passò ai Savoia. Fu il re Umberto I a far collocare (1888) nelle nicchie della facciata principale le statue degli otto sovrani delle diverse dinastie che detennero il trono di Napoli, in corrispondenza delle arcate del porticato, murate nel 1753 da Luigi Vanvitelli per consolidare la struttura.
I Savoia furono particolarmente legati alla città, al punto da scegliere di alternare il titolo di principe di Napoli a quello di principe di Piemonte per l’erede al trono. Umberto I e la moglie Margherita si stabilirono nel Palazzo Reale di Napoli dopo il loro viaggio di nozze, nel 1868; qui l’anno seguente nacque Vittorio Emanuele III.
Curiosamente fu proprio quest’ultimo a decidere di rinunciare al palazzo come residenza, cedendolo al Demanio nel 1919 e destinando gran parte dell’edificio a una funzione pubblica: vi fu quindi trasferita la Biblioteca Nazionale, precedentemente collocata nel Palazzo degli Studi (attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli). La nuova sede, individuata dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce, fu inaugurata nel 1927.
Oggi
Oggi convivono all’interno di Palazzo Reale: il museo di Palazzo Reale (cui nel 2019 è stato riconosciuto lo status di museo autonomo di rilevante interesse nazionale), la Biblioteca Nazionale e le due Soprintendenze per il comune e per l’area metropolitana di Napoli.
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